Quando si parla di movimentazione assistita di carichi su ruote (carrelli roller, transpallet, letti, barelle, ecc.), l’attenzione si concentra spesso sul peso da spostare e sul tipo di spinta o traino applicato. Tuttavia, un elemento spesso sottovalutato ma cruciale è la disposizione delle ruote. La scelta tra ruote fisse e pivotanti, e la loro collocazione sul telaio, può fare la differenza tra una manovra fluida e una movimentazione rischiosa e faticosa.
La geometria delle ruote: non solo una questione di sterzata
Nella maggior parte dei carrelli tradizionali si trovano due ruote fisse posteriori e due ruote pivotanti anteriori. Questa configurazione consente una buona stabilità in rettilineo ma limita notevolmente la manovrabilità negli spazi angusti. Il problema principale? Gli angoli di curvatura: nelle manovre a U o in spazi ristretti questa configurazione può richiedere sterzate ampie, forzando l’operatore a continue correzioni di traiettoria.
Una soluzione più efficace è la disposizione “a losanga” o comunemente chiamata a “a rombo”: due ruote pivotanti diagonali tra loro e due ruote fisse. Questa configurazione riduce drasticamente gli angoli di curvatura necessari, rendendo le manovre più fluide e naturali, soprattutto nei percorsi lunghi, con curve strette o ostacoli frequenti (porte, corridoi stretti, ascensori, ecc.).
Ogni percorso ha la sua ruota
Oltre alla disposizione, anche la scelta delle ruote (diametro, materiale, presenza di cuscinetti, ecc.) va tarata sul tipo di percorso: dislivelli, soglie, canaline, pavimenti sconnessi o lisci richiedono ruote diverse per ridurre attrito e vibrazioni. È utile ricordare che l’attrito statico è sempre maggiore di quello dinamico: ruote ben scorrevoli e grandi, unite a una disposizione corretta, riducono drasticamente la forza iniziale necessaria per mettere in moto il carico.
Meglio spingere che trainare
Ove possibile, la spinta è sempre da preferire al traino. Spingere consente di mantenere una postura più sicura, di vedere dove si va e di applicare la forza con il peso del corpo in modo ergonomico. Il traino comporta una torsione del tronco e la necessità di girarsi continuamente per osservare il percorso, con aumentato rischio di inciampi, collisioni e affaticamento della zona lombare.
Soprattutto nei percorsi lunghi e in ambienti dinamici, la spinta facilita l’adattamento rapido a ostacoli imprevisti e garantisce un controllo più preciso del carico. In condizioni ergonomicamente corrette, la spinta può ridurre il carico lombare anche del 25-30% rispetto al traino (dati derivati dagli studi psicofisici di Snook & Ciriello, ISO 11228-2).
In conclusione, la scelta e la disposizione delle ruote, unite a una corretta valutazione del percorso e delle modalità di spostamento, sono fattori essenziali per ridurre i rischi biomeccanici e migliorare l’efficienza della movimentazione. Un ausilio ben progettato è un alleato prezioso per la salute dell’operatore e per l’ottimizzazione dei processi interni.
Contributo tecnico di:
Mirko Stasio Donatelli – Responsabile Tecnico – Agenzia Nazionale Sicurezza sul lavoro